Come ricorda Francesco Sonis nel suo libro “Mogoro: due secoli di vita municipale”, nel 1835 nel paese c’erano circa 600 telai che tessevano lino e lana”. E un battere sordo tipico del telaio si poteva ascoltare in molte case mogoresi fino a qualche decennio fa, residuo di un’antica tradizione trasmessa di mamma in figlia.
Fu così che alla fine degli anni ’50, per amore delle proprie radici, alcune donne del paese organizzarono corsi di tessitura per avere la possibilità di tramandare e riappropriarsi della lavorazione dell’arazzo e del tappeto. Proprio a Mogoro si producono manufatti d’eccellenza nati dalla laboriosità delle donne che, con il telaio, danno vita a preziose opere d’arte di trama ed ordito dalle meravigliose fantasie cromatiche.
L’arte della tessitura in Sardegna ha origini remote: in questa terra di pascoli, la filatura è stata sicuramente una delle attività più antiche nell’economia del lavoro domestico che vedeva le donne impiegare il proprio tempo lavorando al telaio a mano, al fine di produrre beni destinati all’uso quotidiano come i tovagliati e le coperte, ma non solo. Interessanti erano anche i manufatti decorativi come gli arazzi (destinati al corredo) ed i tappeti.
Gli arazzi sono il risultato unico e inimitabile dell’estro e della creatività di ogni donna artigiana. Pieni di colori vivaci e di disegni fantasiosi, questi manufatti contribuivano a ravvivare l’ambiente domestico che in passato era generalmente povero e austero. La tecnica tradizionale di tessitura mogorese è detta a “bagas”, con ordito e trama in cotone, lino o lanetta sarda, il tutto impreziosito con fili dorati e argentati. Per quel che concerne i tappeti, invece, la tecnica prediletta è quella a “pibiones”, che in lingua sarda significa “acini d’uva” ed è utilizzata per indicare quei piccoli anelli di filato che si notano sulla superficie del tessuto e che vanno a formare un disegno.
A spiccare sono figure geometriche e motivi floreali come la rosa, metafora della femminilità o ancora la peonia, simbolo di ricchezza mentre, il tulipano, rappresenta l’amore perfetto. Non mancano i richiami al mondo vegetale come i tralci della vite con l’uva, la quercia e le ghiande che rimandano a simboli di fertilità, abbondanza, immortalità e virilità; nonché al mondo animale: dai cervi, intesi come simbolo di mitezza e solarità o i cavalli, incarnazione di forza e nobiltà e a colombe, liocorni, cornucopie e fontane, pronti a diffondere messaggi di positività per la vita.
Uno dei poli di spicco per l’artigianato tessile è il laboratorio Su Trobasciu (il telaio in sardo), una cooperativa unica nel suo genere, uno dei pochi esempi di imprenditoria femminile e di impresa legata alla conservazione di tradizioni artistiche nel campo della tessitura sarda. Attiva dal 1978, la cooperativa è composta esclusivamente da donne, sette socie che fanno luce su quello che risulta essere un prezioso patrimonio sia sul piano economico, sia su quello antropologico e artistico. Lavorando su quindici telai manuali orizzontali, le sapienti mani di queste donne artigiane producono non solo arazzi ma anche tappeti, coperte, copriletti, tende, cuscini e bisacce.
Un altro punto di riferimento è il Laboratorio L. Fatteri che, dagli anni ’80, produce arazzi e tappeti dalle geometrie e dai colori forti e vivaci tipici della lavorazione di Mogoro. Negli ultimi anni questa realtà ha saputo abbinare modernità e innovazione alla lavorazione tradizionale grazie alla collaborazione con una designer che ha dato vita a linee contemporanee per l’arredamento della casa andando incontro alle esigenze del mercato, il tutto garantendo l’unicità di ogni produzione.