Storia di Giuanna Zonca

Nel tesoro della Chiesa di San Bernardino è presente una raffinata croce processionale in argento, chiamata Sa Cruxi de Prata. Sull’origine di questa croce è nata una storia molto curiosa, diventata poi leggenda e conosciuta dagli abitanti di Mogoro, soprattutto tra gli anziani.
Si narra che la provenienza della croce sia legata all’antico villaggio di Bonorcili, che giaceva sulle sponde del Rio Mogoro e che scomparve nel 1500. Bonorcili si trovava nelle fertili terre del Campidano e divenne in epoca giudicale capoluogo della omonima curatoria.

La costa occidentale della Sardegna era il bersaglio di pericolose incursioni barbaresche e nel 1527 lo stesso villaggio di Bonorcili venne saccheggiato e raso al suolo. Questa data segna il massacro di innocenti e indifesi ad opera della spedizione saracena condotta da Aradino Caramano detto Scacciadiavolo, dimostrando una brutalità senza precedenti. I pochi superstiti furono accolti a Mogoro, paese che ne ereditò gran parte dei territori. E’ probabile che in seguito ci furono alcuni tentativi di ripopolamento e che qualche famiglia vi si fosse insediata, ma da un documento del 1577 e da una relazione del viceré Martino Carillo, abbiamo la conferma che il villaggio aveva cessato di esistere.

Tra i superstiti, che abbandonarono le loro case rifugiandosi a Mogoro, anche Giuanna Zonca lasciò la sua abitazione distrutta portando con sé, si dice, una croce d’argento e una veste sacra che vennero conservate nella parrocchia. La storia vuole che Giuanna Zonca abbia vissuto a Mogoro per tanto tempo e che donò alla chiesa, forse per riconoscenza, il terreno in cui venne edificata la casa canonica. Si racconta che la povera signora, scampata all’ira e alla crudele ferocia dei Saraceni, non avesse mai dimenticato il suo villaggio natio in cui chiese di tornare fino a quando ebbe vita.

Le sue parole struggenti si odono ancora:

Torraimì a Bonorcili miu
aundi su coru deu appu lassau
mancai distrùi e atterrau
bollu innì su corpus seppelliu
torraimi a Bonorcili miu”.

“Portatemi a Bonorcili mio,
laggiù dove ho lasciato il cuore.
Non v’è che distruzione e rovina.
Che il mio corpo sia ivi sepolto.
Portatemi al mio Bonorcili”.