Itinerario naturalistico

Il viaggio attraverso la scoperta delle bellezze naturalistiche del territorio incomincia dalla periferia sud-orientale del paese di Mogoro. Lasciamo le ultime case di via Eleonora dirigendoci per la strada che conduce a Gonnostramatza: dopo poco, giunti all’incrocio per la diga, svoltiamo a destra per la strada diretta verso la valle fluviale del Rio Mogoro.

Alla prima biforcazione lasciamo la strada asfaltata e, virando a sinistra, percorriamo una carrareccia che si snoda in discesa fra due morbide colline: Cuccuru s’Arrecca, alla nostra sinistra, e Pala Xrebu sulla destra. Quest’ultimo toponimo, che letteralmente significa “versante del cervo”, è molto importante e testimonia la passata presenza del cervo sardo nel territorio. Deviando ancora a destra e subito a sinistra, dopo circa 2 km dalla partenza arriviamo finalmente alla prima tappa dell’itinerario: siamo nel Rio Mogoro, esattamente in località Pedra Funtà [1]. Questo sito, preannunciato da una filare di imponenti roverelle (arroi), si caratterizza per la presenza di un peculiare attraversamento del guado, Is Pontis de Pedra Funtà, costituito da blocchi di roccia disposti abilmente dall’uomo per consentire di superare il fiume, a piedi, ed arrivare sulla sponda opposta. Particolare attenzione meritano i monumentali pioppi bianchi (linnarbu) che allignano nelle rive di questo guado.

Ritorniamo sui nostri passi e, al primo incrocio, deviamo a sinistra proseguendo per la strada bianca sino al prossimo crocevia distante circa 1 km. Qui giriamo ancora a sinistra per arrivare, dopo poche centinaia di metri, alla nostra seconda tappa contraddistinta da un altro guado, Su ‘Au de Canabi [2] (il guado di Canabi): anche questo attraversamento è contraddistinto da Is Pontis, ma anche dalla presenza di un tipico sbarramento per la pesca delle anguille: Sa Nassa. La presenza dell’uomo e del suo rapporto col fiume, lo si può notare ancora nei pochi ruderi di un antico mulino ad acqua che sorgeva poco distante dalla sponda destra del fiume.

Continuiamo il nostro percorso, tornando indietro dal guado e svoltando a sinistra, attraversando la valle di Canabi in direzione della corrente del fiume che serpeggia fra i due altopiani basaltici di Sa Struvina, sulla nostra destra, e Perdiana, sulla sinistra. Osservando attentamente i versanti di questi pianori vulcanici è possibile individuare alcuni aspetti della vegetazione arbustiva, rappresentata dalla tipica macchia mediterranea, e alcuni lembi di vegetazione boschiva a Leccio (Ixibi) come in località Padenti (a sinistra), Conca Menga e Poestius (a destra).

Dopo 2 km dal guado di Canabi giungiamo alla terza tappa rappresentata dalla Diga di Santa Vittoria [3]: in questa località è facilmente osservabile, dall’alto della strada, la vegetazione ripariale del fiume costituita prevalentemente da pioppi bianchi (Linnarbu) e pioppi neri (Pubuia), salici (Saxibi) e Frassini (Ollastu’e Frummi) che formano un’interessante tunnel verde a ridosso della diga. Con lo sguardo a sud notiamo lo stacco paesaggistico fra l’altopiano vulcanico di Perdiana e le colline mioceniche di Muntonargi, ammantate dalla prateria ad Ampelodesmo o Saracchio (Cruccuri), con la sua tipica infiorescenza a “pennacchio” alta più di un uomo.

Superiamo la diga sino ad arrivare, dopo un chilometro, all’incrocio con la strada provinciale che conduce a Mogoro: proseguiamo diritti attraversando il manto asfaltato, proprio sotto il nuraghe di Cuccurada che svetta in alto sulla nostra destra. Ci troviamo ora nella piana ai piedi dell’altopiano Sa Struvina, sotto il suo versante occidentale chiamato Sa Corona Manna: qui, fra i blocchi di roccia basaltica, la macchia mediterranea esalta i suoi colori ed i suoi profumi e s’intreccia con le numerose specie rampicanti quali la Smilace (Tintioi), la Madreselva (Mamm’e Linna), la Rosa sempreverde (Arrosa budra), le Clematidi (Sinziillu) il Tea siciliano (Erba de Coillus), l’Asparago (Sparau) e la Robbia (Appiciga-piciga). Al successivo crocevia si volta a destra, imboccando la valle di Serra Muru-Is Carrelis e dei suoi corsi d’acqua che affluiscono al Rio Mogoro: continuando, mantenendoci sempre sulla destra, risaliamo proprio il RioIs Carrelis, sotto il Monte Itta che sorge sulla sinistra. La nostra quarta ed ultima tappa è alle porte. Terminata la ripida salita di MonteItta, ci troviamo sull’altopiano di Sa Struvina [4]: fra la gariga ed i piccoli ristagni temporanei d’acqua in primavera assistiamo alla spettacolare fioritura di numerose specie di orchidee e della Ginestra del Moris (Ciorixina).

Il viaggio intrapreso termina a 2 km dove, nuovamente a Mogoro, è possibile ristorarsi ed avventurarsi in nuovi ed entusiasmanti itinerari alla scoperta del territorio.