Il territorio di Mogoro è ricco di numerose testimonianze archeologiche e si presta a diverse escursioni. Abbiamo individuato questo invitante percorso per chi volesse intraprendere l’avventura di una interessante passeggiata, possibile in tutte le stagioni, attraverso i numerosi siti nuragici per goderne appieno le bellezze.
La partenza l’abbiamo individuata dal nuraghe monotorre rifasciato Su Guventu [1], appartenente al periodo Monteclaro. Da lì ci si avvia lungo il sentiero nuragico di Siaxi [2] in direzione del complesso monumentale Nuraxi Nieddu [3] frequentato dall’uomo fino al periodo punico e poi romano. La veduta della lussureggiante vallata del Rio Mogoro, con l’incedere delle sue acque, attraverso il suo tortuoso percorso e gli intricati boschi di leccio e macchia mediterranea in lontananza, ci invitano a proseguire. Dopo aver attraversato il Rivo Sacro, scegliendo tra i suoi numerosi guadi, si punta vogliosi in direzione di un altro importante complesso nuragico, il Nuraghe Arrubiu [4], così chiamato per i licheni presenti nelle sue poderose strutture murarie. In questa località è d’obbligo una pausa.
Subito si riprende il viaggio in direzione della stazione prenuragica di Puisteris [5] dove attraverso le vigne e terreni incolti si possono intravedere numerose scaglie di ossidiana e qualche frammento di vasellame, testimonianza dell’antico passaggio dell’uomo nel periodo della civiltà di Ozieri.
Da lì spaziando con lo sguardo si osserva in profondità il pianeggiante Campidano con i suoi numerosi paesi, l’alta ed affusolata collina del Monreale col suo dominante castello, antica fortezza dei Giudici di Arborea. In lontananza gli alpestri monti del Linas, del frastagliato Arcuentu con l’immagine dormiente della mitica Eleonora, regina e indomita guerriera dei Sardi. Si prosegue in direzione del Monti Nieddu, adagiando lo sguardo sull’argenteo stagno di Marceddì e il vasto azzurro del golfo di Oristano, chiuso in un abbraccio dal promontorio di capo San Marco dove, in giornate favorevoli, ad occhio nudo si possono intravedere le vestigia della città fenicio punica romana di Tharros.
Ma l’occhio ancora voglioso di emozioni si imbatte nel santuario nuragico di Cuccurada [6] che invita a corte per parlare del suo sofferto ed importante vissuto, ancora in gran parte da esplorare, e, come padrone all’ospite, intriga benevolo a godere delle sue sontuose bellezze rivelando segrete storie che forse altri non hanno saputo o voluto ancora ascoltare. E invoglia alla sosta suggerendo di portar fuori il frugale desinare per assaporare la convivialità del pranzo con i compagni di avventura per levare poi i traboccanti calici in direzione della Cantina di Mogoro per un brindisi benedicente.
Ma occorre affrettarsi perché un altro fratello minore aspetta: è il Nuraxi de Mudegu [7]. Dopo un saluto riverente, è necessario accelerare il passo in direzione del Nuraghe di Arrazzu [8] e, con attenzione, osservarne le ciclopiche cinte murarie, che parleranno di gloriose storie resistenziali ed anche delle ultime lingue parlate dai conquistatori punico-romani. E ricorderanno anche i tesori nascosti con le innumerevoli monete che servirono per il salarium degli schiavi liberti che tanto sudore versarono per fecondare queste ubertose terre con la speranza un giorno di esserne padroni.
Prima di intraprendere la salita del costone immacolato che porta verso gli asfodeli de sa Struvina come ultimo regalo si assapora la bellezza amena della località di Scarrebi, con i suoi odorosi e profumati giardini, gli ulivi secolari, con le sue perenni sorgenti da dove un giorno l’offerente dell’idolo orante del Nuraghe Mont’e Ita [9] levò le sue preghiere. Da lì, si riprende la via del rientro augurandocisi: “atras ortas cun salludi”!.