L’effigie di Eleonora d’Arborea

In un’antica casa del centro storico del paese di Mogoro, probabilmente risalente al periodo basso-medievale, è stata scoperta una singolare effigie, scolpita nel peduccio di un’arcata. 
Detta effigie, di chiara tipologia medioevale, riproduce le fattezze di una donna dai lunghi capelli divisi da una scriminatura centrale e ricadenti sulle spalle. Il busto di essa è assente perché interamente sostituito, in maniera assai significativa e allusiva, da una splendida decorazione ovvero da un singolare e ricco motivo fitomorfo (albero con rami e foglie).

Le sembianze sono particolarmente simili a quelle dell’effigie nella chiesa di San Gavino, nell’omonimo paese. Il particolare dei capelli non raccolti che ricadono sulle spalle è indicativo di uno stato privilegiato; inoltre, parrebbe che sia visibile sulla guancia il segno di un piccolo sfregio, come si desume anche dalle testimonianze dell’epoca, sull’aspetto della Giudicessa Eleonora d’Arborea, figlia di Mariano IV.

A scoprire la scultura è stato un noto poeta e menestrello mogorese, che ha trovato forti analogie con l’effigie della chiesa di San Gavino.

Fu Francesco Cesare Casula, docente di Storia Medioevale dell’Università di Cagliari, che nel 1984 comunicò di aver individuato effigiati nei peducci pensili della volta a crociera dell’abside della chiesa di San Gavino Martire in San Gavino, i busti dei Giudici di Arborea Mariano IV ed Ugone III, della Giudicessa reggente Eleonora e di Brancaleone Doria marito di questa.