In un paesaggio agricolo costituito prevalentemente da uliveti e campi di grano, punteggiato da qualche solitario mandorlo, sorge il villaggio di Cracaxia, che si estende attorno all’omonima chiesa di origine medievale risalente al X-XII secolo d. C, anticamente concepito come santuario mariano.
Padre Pietro Maria Cossu afferma che il termine cracaxia sia l’ evoluzione della parola calcarja, vista l’abbondante roccia calcarea nelle vicine grotte di Serra Neula, altresì, il significato può relazionarsi con il sardo cracai, dal verbo “calcare”, “premere”, ”pressare”. A tal proposito quindi Cracaxia si tradurrebbe letteralmente come “luogo in cui si pressa”, anche se non è noto cosa davvero si pigiasse. In quest’area, delimitata a nord dalle sponde del Rio Mogoro, a est dalla località Cantonera e S’Argidda, a sud da Su Corongeddu e a ovest da Bitzolas, sono stati rinvenuti diversi reperti archeologici tra cui alcune tombe romane, amuleti, lacrimatoi, un antichissimo anello, una lastra tombale con iscrizioni a caratteri greci e numerose monete puniche e non. Doveroso ricordare il ritrovamento di una bellissima stele cuspidata alta 75 cm che arriva dalla necropoli punica di S’Arxidda. Altre esplorazioni archeologiche hanno accertato l’esistenza di una fiorente “villa”, probabilmente facente parte della Curatoria di Bonorcili, uno dei tanti villaggi dislocati a brevissima distanza gli uni dagli altri, in operazione di stazione militare e agricola della fertilissima campagna. Dell’antico abitato, solo la chiesetta dedicata alla Vergine dell’Assunta si è conservata fino ai nostri giorni. In essa era sempre presente la statua in cartongesso della Madonna degli Angeli, rubata nel 2003 e, successivamente, sostituita con la statua della Madonna Ausiliatrice benedetta dal Beato Michele Rua, primo successore di don Bosco.
In tempi lontani, la chiesetta era di pianta rettangolare, formata da un abside e da una navata unica. Nella riedificazione del 1921 sono stati aggiunti un piccolo locale che funge da sacrestia e un altro che costituiva il“muristene” per accogliere i fedeli in occasione della festa. Nel 1979 è stato demolito e ricostruito il tetto a due falde. Nel corso degli anni, ai terreni annessi originariamente alla chiesa, sono state aggiunte, mediante acquisti e donazioni, ulteriori aree per cui l’intero santuario occupa oggi una superficie abbastanza vasta.