La chiesa parrocchiale di Mogoro è intitolata a San Bernardino da Siena, dichiarato patrono del paese presumibilmente nel 1582, dal Mons. Lorenzo Villa Vincenzio.
Prima di allora il patrono di Mogoro era Sant’Antioco, la cui chiesa sorge dentro il paese a qualche centinaio di metri da quella del santo senese. Nei documenti successivi all’intitolazione della chiesa Sant’Antioco viene chiamato patron menor, probabile conferma del fatto che fosse l’antico patrono. La visita pastorale dell’allora Vescovo Mons. Andrea Sanna ci conferma la sua esistenza già dal 1524.
I numerosissimi interventi di ampliamento hanno modificato completamente l’assetto sia interno che esterno. Anticamente aveva una pianta a croce latina, mononavata, con presbiterio e due cappelle. La facciata, scandita da paraste scanalate, ospita il portone d’ingresso sormontato da una lunetta dentellata dov’è collocata una pietra con l’incisione che ci indica l’anno di costruzione (1719).
Il prospetto si presenta come il risultato di svariati interventi e ampliamenti che le conferiscono attualmente caratteri barocchi, riconducibili ad altre chiese del circondario.
Nella navata centrale, sormontata da volte a botte totalmente affrescate, si affacciano le otto cappelle. Tra queste è di notevole importanza la cappella della madonna del Rosario (la prima a sinistra) con altare ligneo dorato con colonne tortili, realizzato da Giovanni Recupo nel ‘700.
La chiesa conserva un modesto tesoro, costituito da antichi simulacri e arredi liturgici; tra questi ricordiamo il turibolo d’argento e la famosa croce d’argento, chiamata più comunemente cruxi de prata. Secondo la leggenda questa croce processionale venne portata nella parrocchia di Mogoro da Giuanna Zonca, scampata al massacro di Bonorcili del 1527.
Un altro evento avvenuto nei secoli passati e che ha reso questa parrocchia particolarmente celebre tra la comunità religiosa è il miracolo eucaristico. Si tratta del miracolo avvenuto il giorno di Pasqua del 1604. Mentre il sacerdote Salvatore Spiga distribuiva la santa comunione, si avvicinarono alcuni indegni peccatori; le particole dell’ostia, dopo aver loro bruciato la lingua, caddero sulla pietra della balaustra lasciando un segno indelebile. La pietra, ancora esistente, è oggi conservata in una teca, incassata nel paliotto dell’altare. Oltre agli eventi celebrativi del miracolo eucaristico, che si svolgono durante la ricorrenza annuale, questo celebre episodio è stato immortalato nell’opera pittorica realizzata dal pittore Francesco Pinna. Nel 1604 il Rettore Spiga commissionò al pittore algherese un retablo, con sette scomparti, che rappresentasse le scene del miracolo. Di quest’opera, quasi totalmente perduta, sono rimasti solo alcuni scomparti oggi appartenenti ad una collezione privata.
Una scena del miracolo eucaristico la ritroviamo nella parete del presbiterio, mentre nella parte opposta è rappresentata la processione eucaristica, che si svolge puntualmente ogni anno; scene che fanno parte del ciclo di affreschi realizzato dall’artista Battista Scano, meglio noto come Baciccia Scano, che affrescò quasi interamente i soffitti della chiesa, a partire dal 1934.